Il disturbo ossessivo compulsivo può avere svariate forme: può essere di tipo numerico ossia il soggetto deve ripetere azioni o formule mentali un numero preciso di volte, può essere a sensazione ossia la persona deve svolgere un rito finchè è sicuro che tutto sia a posto, oppure può essere DOC da contaminazione, di cui ho parlato in un articolo a parte.

Questi rituali sopra descritti sono di solito di tipo preventivo o riparatorio ossia sono funzionali a prevenire un’ansia temuta. Altri rituali invece sono di tipo propiziatorio, ossia il paziente mette in atto delle azioni affinchè avvenga ciò che desidera.

Infine un’altra forma di disturbo ossessivo compulsivo è quella che si esprime sotto forma di dubbio patologico: la persona si pone delle domande indecidibili, ad esempio sull’esistenza o meno di Dio, alle quali cerca di rispondere nel tentativo di rassicurarsi ma, tale risposta, non essendo univoca, piuttosto che rassicurare il soggetto lo tormenta ancora di più alimentando i dubbi iniziali.

L’ossessività è la ripetizione maniacale di gesti che, siccome sono conosciuti, rassicurano il soggetto sul loro esito. La persona si schermisce dall’eventualità di provare una sconfitta.

Vittorino Andreoli

Ossessioni o Compulsioni: qual è la differenza?

Le ossessioni sono definite come:

  1. i pensieri, gli impulsi, le immagini, sono vissuti come intrusivi e molesti a tal punto da causare ansia elevata.
  2. i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente delle preoccupazioni eccessive.
  3. la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini con altri pensieri ma, il tentativo fallisce.
  4. la persona ammette che i pensieri, gli impulsi o le immagini sono eccessivi ed ammette di essere lui stesso in persona a produrli. Questo distingue un doc psicotico da uno nevrotico.

Le compulsioni invece sono:

  1. azioni comportamentali ripetitive o azioni mentali che la persona utilizza come tentata soluzione per ridurre i contenuti ossessivi.
  2. le azioni comportamentali o le azioni mentali sono utili a diminuire il disagio o a scongiurare il verificarsi di eventi o situazioni temute.
    • La persona ammette che i contenuti ossessivi o compulsivi sono eccessivi.
    • I contenuti ossessivi o compulsivi provocano disagio, richiedono molto tempo o interferiscono con le normali abitudini della persona.
    • Se è diagnosticato un altro disturbo, il contenuto ossessivo o compulsivo non è mai limitato ad esso (es. Disturbi d’alimentazione, Disturbo ipocondriaco, ecc.)
    • Il disturbo che la persona manifesta non è imputabile all’assunzione diretta di una sostanza.

Specificare se: Con scarso Insight ossia la persona non riconosce che le ossessioni e compulsioni sono eccessive.

Pensieri intrusivi

I pensieri intrusivi sono la caratteristica essenziale del disturbo ossessivo. Il pensiero intrusivo viene così chiamato perchè si caratterizza per l’involontarietà e viene avvertito dalla persona come non desiderato.

Tendenzialmente in letteratura se ne distinguono tre forme:

  • Il dubbio
  • Il pensiero rimuginante
  • Le immagini ossessive

In base al tentativo di soluzione messo in atto dal paziente la tecnica terapeutica cambierà e verrà adattata sul caso specifico. Procediamo con ordine: se si tratta di dubbi ai quali il paziente cerca di rispondere attraverso delle risposte rassicuranti l’intervento consisterà nell’interrompere tale meccanismo attraverso il blocco della risposta o a livello mentale o per iscritto.

Se si tratta invece di un pensiero fisso sul quale il paziente rimugina (pensiero rimuginante) si chiederà al paziente di ritualizzare la scrittura in momenti specifici della giornata per contenere il rimuginio (ad esempio ad ogni ora del giorno per cinque minuti scrivi i pensieri su cui rimugini).

Infine se si tratta di immagini ossessive o pensieri che il paziente prova a scacciare si chiederà di pensarli volontariamente per cinque minuti ad ogni ora.

I pensieri ossessivi passano?

I pensieri ossessivi sono dei pensieri intrusivi che attraversano e si fissano nella mente del paziente contro la sua volontà. Come tutti i pensieri possono essere neutralizzati dando ad essi poca importanza trattandoli alla stregua degli altri contenuti mentali. Il problema dei pensieri ossessivi si mantiene per due ordini di tentativi di soluzioni:

  • Il primo consiste nel tentativo volontario di voler scacciare i pensieri alimentando così a dismisura la presenza dei contenuti fastidiosi.
  • Il secondo consiste nella non azione ossia nell’evitare la verifica dei contenuti ossessivi a livello reale.

Facciamo un esempio: colui che teme di poter fare del male ai propri cari attraverso oggetti contundenti tende a controllare il contenuto ossessivo temuto scacciandolo dalla propria mente e dall’altra evita di verificare nella realtà la bizzarria di tale idea. L’intervento consisterà nel ritualizzare a livello mentale il contenuto ossessivo e nel farlo successivamente verificare attraverso delle prove contro fattuali. In questo modo si gestiscono i pensieri ossessivi svuotandoli del loro carattere intrusivo.

Pensieri omicidi

I pensieri omicidi appartengono a una categoria di ossessioni un pò particolari. Di solito l’emozione correlata a questo tipo di pensieri non è la paura bensì la rabbia. I pazienti si spaventano facilmente di fronte a questo tipo di pensieri proprio perchè non riescono a individuare l’emozione associata che li genera.

La rabbia correlata a tali contenuti ossessivi è di tipo relazionale ossia il paziente per il timore del giudizio altrui non esprime il proprio disappunto e la mente successivamente partorisce l’idea ossessiva di stampo omicida. Facciamo un esempio su un paziente reale da me trattato: la persona nel contesto familiare e in quello allargato, ad esempio con i colleghi di lavoro, non esprimeva il suo disappunto trattenendo dentro di sè il proprio parere creando così nei confronti della persona di turno pensieri omicidi.

L’intervento è consistito nel lavorare sulla dichiarazione del proprio punto di vista consentendo così la risoluzione del problema secondario dei pensieri ossessivi.

Disturbo ossessivo compulsivo: esempi

il disturbo ossessivo compulsivo ha varie forme: possono essere presenti rituali riparatori, preventivi o propiziatori. Inoltre si distinguono in magici e razionali in base alla funzione che svolgono. Se avvengono dopo aver compiuto un’azione sono di solito di tipo razionale: un esempio può essere il ricontrollo del gas oppure il pulire la casa per evitare che si sporchi.

Se invece avvengono prima di compiere un’azione possono avere un carattere magico ad esempio devo toccare degli oggetti per evitare che capiti qualcosa di negativo nella giornata o devo mettere in atto un rituale per far sì che le cose vadano al meglio. Poi bisogna distinguere il grado di egodistonia ossia il paziente è consapevole che questi rituali sono assurdi e li avverte come fastidiosi oppure non lo è o lo è in parte. Questa distinzione è fondamentale per discriminare se il disturbo ossessivo compulsivo è su base nevrotica, psicotica o borderline.

Caso clinico

Si presenta un ragazzo con un disturbo ossessivo compulsivo la cui caratteristica era quella di evitare di toccare oggetti o cose che avrebbero potuto far accadere qualcosa di negativo, oppure di toccare per un numero esatto di volte svariati oggetti in modo scaramantico.

Dopo aver indagato la situazione, proposi al paziente di scrivere tutto quello che sarebbe potuto capitare se avesse toccato un oggetto che dal suo punto di vista gli avrebbe procurato sventura, aspettare 30 secondi e verificare infine che cosa sarebbe successo: se fosse capitata la disgrazia avrebbe dovuto apporre sul foglio una crocetta.

Questa prima indicazione terapeutica serve a smontare la credenza disfunzionale del paziente e agisce sul rituale: in questo caso specifico il paziente evitava di toccare oggetti o cose per prevenire l’ansia temuta.

Per quanto concerne invece il secondo rituale che consisteva nel toccare svariati oggetti per un numero esatto di volte proposi al paziente di ripetere il gesto esattamente 5 volte né una volta di più né una volta di meno.

Questa seconda indicazione permette di saturare la compulsione e di far assumere il controllo del disturbo alla persona che ne soffre piuttosto che esserne in balia.

Il paziente dopo aver eseguito queste indicazioni ed esser stato seguito nel tempo attraverso controlli trimestrali, semestrali ed annuali mi riferì di aver estinto il suo problema.

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