Psicoterapia breve strategica a Firenze con Giorgio Ioimo

Presso il mio studio di Firenze, svolgo sedute di psicoterapia breve strategica. Indicata spesso con la sigla TBS, questa tecnica rappresenta un approccio finalizzato alla risoluzione di problemi di carattere psicologico che si basa su un impianto teorico che si evolve in continuazione, così come le prassi applicative a cui fa riferimento.
Lo scopo della psicoterapia breve strategica è quello di arrestare il circolo vizioso che si è instaurato tra la continuità del problema e le soluzioni che sono state provate.
Si lavora non tanto sul perché ma sul come, concentrandosi sul presente invece che sul passato. Di conseguenza, più che sulle cause ci si focalizza sulla ricerca delle soluzioni.

Cos’è la psicoterapia breve strategica

La psicoterapia breve strategica si configura come un intervento di breve durata, che si sviluppa in un numero di sedute limitato. La TBS agisce su due livelli:

  1. In un primo momento, essa permette di rimuovere i comportamenti disfunzionali che hanno portato il soggetto a ricercare assistenza;
  2. In secondo luogo, determina una variazione significativa nel modo in cui il soggetto stesso percepisce la propria realtà e la costruisce.

Questo tipo di approccio proviene dalle ricerche del gruppo di Palo Alto, e in seguito è stato implementato da Paul Watzlawick e dal Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo, nella persona di Giorgio Nardone.

Perché sceglierla

Nel momento in cui si opta per la psicoterapia breve strategica, si ha l’opportunità di beneficiare di un cambiamento che non è sintomatico o superficiale, ma si dimostra radicale e, soprattutto, duraturo nel corso del tempo.
Un intervento può essere definito sintomatico in funzione di quello che permette di ottenere, e non in base a quello che fa. Non è detto, quindi che intervenire sui sintomi equivalga per forza a sviluppare un trattamento sintomatico.
Allo stesso modo, se ci si mette in cerca delle cause di uno specifico disturbo non per forza si pone in essere un intervento più efficace o più profondo.

Psicoterapia breve: quali sono i vantaggi

I vantaggi di una psicoterapia breve sono i seguenti:

  • 1) è focale ossia si occupa del problema specifico presentato
  • 2) ha una durata nel tempo limitata: di solito non supera le 20 sedute
  • 3) ha degli obbiettivi concreti

Riguardo al primo punto si intende che si lavora sull’attacco di panico, sul disturbo ossessivo compulsivo etc… proprio come se si andasse da un medico chirurgo cioè vengono applicati dei protocolli che prevedono sequenze di tecniche utili a risolvere il problema. Solo se il protocollo fallisce si prende in considerazione l’idea che il problema sia di natura differente ( ad esempio si può ipotizzare la presenza di un disturbo di personalità).

Riguardo al secondo punto la terapia strategica si dà un tempo di 10 sedute per sbloccare la situazione proprio perchè si crede che se il problema presentato non ha miglioramenti immediati, la situazione successivamente potrebbe solo incancrenirsi e diventare così complici del problema del paziente.

Infine riguardo al terzo punto si intende che il focus rimane sul problema presentato e non si disperde in dettagli inutili ed è per questo motivo che anche la durata della sessione terapeutica non è quella classica di 45 minuti ma di solito la durata è inferiore circa 30 minuti.

L’importanza delle cause

Sul piano strategico non c’è bisogno di identificare le cause iniziali di un problema per favorire un cambiamento, anche perché sulle cause non si può più intervenire. Occorre, invece, comprendere in che modo si sviluppa il problema allo stato attuale, e affinché ciò sia possibile, è indispensabile osservare le soluzioni che vengono tentate.

Il terapeuta strategico si differenzia dal modus operandi tipico poiché si interessa in maniera diretta sia al vissuto emotivo del soggetto, sia alla funzionalità del comportamento (o disfunzionalità, a seconda dei casi) senza trascurare le percezioni e le cognizioni. 

mani che si incontrano durante un processo di psicoterapia breve

Psicoterapia breve strategica, ci sono controindicazioni?

La terapia breve strategica non è indicata nei seguenti casi:

  • 1) persone senza obbiettivi concreti da raggiungere
  • 2) disturbi clinici non gravi
  • 3) disturbi di personalità

Riguardo al primo punto si fa riferimento a tutti coloro che non vengono per problematiche specifiche ma il problema è di tipo esistenziale o non sanno definire un obbiettivo specifico.

Riguardo al secondo punto si fa riferimento al fatto che la terapia breve strategica nasce per disturbi invalidanti quali disturbo di attacchi di panico, disturbi ossessivi, ipocondria, anoressia etc…

Infine il terzo punto concerne i disturbi di personalità che si possono presentare in studio o con problematiche descritte al punto primo o con disturbi ossessivi compulsivi di tipo scaramantico in comorbidità con disturbi di personalità di tipo borderline, i quali, apparentemente motivati a lavorare sul problema presentato (nell’esempio sul doc scaramantico), opporranno resistenza al protocollo di cura per la presenza di vantaggi secondari appartenenti al disturbo di personalità.

La risoluzione dei problemi

Quando si è chiamati a far fronte a un problema il primo aspetto da prendere in considerazione, per individuare una soluzione, è quello di adottare una strategia che si reputa adeguata perché è stata utile, in precedenza, per simili difficoltà.
Tuttavia, non sempre le cose vanno come ci si attende. Anche se si aumentano gli sforzi compiuti nella direzione intrapresa perché si ritiene che la soluzione scelta sia la sola possibile o comunque la più logica, il problema potrebbe continuare a presentarsi.

Lo sforzo ripetuto

Eppure, in molte situazioni del genere il problema non solo non viene risolto, ma addirittura viene alimentato dallo sforzo ripetuto. Le tentate soluzioni che il soggetto mette in atto agevolano la persistenza della difficoltà.
La persona coinvolta è in grado di comprendere che i tentativi di soluzione non risultano funzionali, anche se non è in grado di comportarsi diversamente.
Così, con il trascorrere del tempo, la persona matura una crescente diffidenza nei confronti della possibilità di giungere a un mutamento della circostanza sfavorevole.

Interrompere il circolo vizioso

Per risolvere il problema è necessario rompere il circolo vizioso. L’intervento strategico ha come ultimo fine quello di spostare il punto di osservazione della persona. Quello originale è disfunzionale e troppo rigido, mentre quello di arrivo deve garantire una maggiore elasticità e una prospettiva che assicuri più oppotunità di scelta.

Così, il soggetto può maturare un repertorio costituito da varie strategie risolutive. A tale scopo, l’intervento strategico è prescrittivo e attivo, e non può che generare risultati sin dalle sedute iniziali.

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