Sono specializzato nel curare vari disturbi dell’alimentazione quali l’anoressia, la bulimia, il binge eating e il vomiting. Qui sotto te ne spiego alcuni!

Bulimia

La Bulimia, dal greco βουλιμία, significa “fame da bue”. Per bulimia si intende quindi una persona che mangia grosse quantità di cibo perdendone il controllo, senza vomitarle successivamente.

La caratteristica dei bulimici infatti è quella di mangiare grosse quantità di cibo come tentativo di distanziare relazionalmente gli altri, avvertiti come minacciosi e non amorevoli.

Le credenze della bulimia

La credenza di base delle persone bulimiche è: “sono grasso e non degno di amore da parte degli altri“. Questa credenza ne produrrà altre intermedie quali: “se sono grasso” “allora gli altri mi staranno lontano affettivamente“, “se gli altri mi staranno lontano, allora non mi amano“.

Alla fine del processo verrà prodotto il seguente pensiero automatico: “sarò sempre grasso e non amato“. La tentata soluzione ridondante di ingrassare, per tenere a distanza gli altri avvertiti come pericolosi, diventa per il soggetto in questione la conferma che gli altri non lo accettano e non lo amano. Questi, a loro volta, attraverso la distanza relazionale, confermeranno la percezione iniziale della persona stessa.

Come trattare la bulimia

Le manovre terapeutiche che potranno sbloccare il disturbo saranno quelle di lavorare: da una parte, sull’aspetto corporeo guidando la persona verso una alimentazione sana e, dall’altra, fornire delle abilità relazionali che aiutino la persona a scalfire la sua diffidenza interpersonale e il suo schema di non amabilità in relazione agli altri.

Vomiting

Questo disturbo è una evoluzione dei disturbi anoressici e bulimici: la condotta di espulsione del cibo attraverso il vomito viene utilizzata inizialmente come strategia per evitare di prendere peso, per poi, da ultimo, trasformarsi in un comportamento piacevole: mangiare a dismisura per il piacere di vomitare.

Questo disturbo alimentare non descritto dal dsm4 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) viene confuso ed equiparato erroneamente alla bulimia con comportamenti di espulsione in quanto la parola bulimia, etimologicamente dal greco, vuol dire fame da bue.

Criteri diagnostici

Ricorrenti abbuffate

Una abbuffata è caratterizzata dalla presenza di entrambe le seguenti condizioni:

  • La persona ingurgita in poco tempo, grandi dosi di cibo  maggiori di quelle che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo.
  • La persona ha la sensazione di non controllarsi durante l’assunzione di cibo in modo smodato.

Presenza di comportamenti compensatori

La persona fa uso di comportamenti compensatori per evitare di ingrassare, quali il vomito, il digiuno o l’esercizio fisico smisurato. La persona attua questo comportamento disfunzionale almeno due volte alla settimana e perdura per un periodo di tempo di almeno tre mesi.

La considerazione di se stessi dipende dal peso.
Specificare se:

  • Con Comportamenti di Espulsione: La persona si provoca volontariamente il vomito.
  • Senza Comportamenti di Espulsione: La persona utilizza altri comportamenti per ridurre il peso, quali il digiuno o l’esercizio fisico in notevole quantità.

Caso clinico: esempio di cura della bulimia

Si presenta presso il mio studio di Firenze una ragazza con la famiglia. I suoi genitori erano preoccupati poiché la figlia da qualche tempo aveva strutturato il rito di mangiare e vomitare. Vista la giovane età della ragazza, prima di intervenire in modo massiccio sul problema, in prima seduta, le suggerii di riflettere, attraverso delle ristrutturazioni, a quale altra attività potesse assomigliare il rito di mangiare e vomitare.

Lei dopo un po’ mi rispose: “forse al sesso?” ed io controreplicai: “proprio così”. A questo punto, prima di congedarmi da lei, le suggerii di riflettere su questa associazione e di accostare l’impulso del vomito  ad atti sessuali di vario genere, che poi l’avrebbero fatta sentire in colpa.

Ai genitori invece prescrissi di chiederle tutte le mattine che cosa avrebbe desiderato nella giornata da mangiare per poi vomitare, di predisporre il cibo sul tavolo con allegato un biglietto indicante che quel cibo fosse da mangiare e vomitare.

Nelle sedute successive, come prassi da psicologo, ho verificato l’efficacia di queste manovre terapeutiche adattandole all’occorrenza.

Dopo i primi risultati le fornii questa indicazione: “ vorrei che tu ti abbuffassi con tutto quello che trovi per casa poi aspetti mezzora senza bere o mangiare nient’altro e dopodiché recati in bagno a vomitare”. La paziente tornò la volta successiva e mi disse in tono seccato: “ Mi ha rovinato il gioco, non è più la stessa cosa”.

Seguii la paziente in terapia psicologica per vari mesi e dopo i vari controlli trimestrali, semestrali e annuali il problema si potè considerare risolto.

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