Esiste una differenza tra ansia e paura. La paura è una reazione naturale di un qualsiasi soggetto ad un pericolo imminente. L’ansia è la preoccupazione relativa ad un evento che non si è ancora realizzato.

E’ importante saper distinguere l’ansia dall’angoscia. Nel primo caso la reazione dell’individuo sarà quella di reagire in modo convulso, come ad esempio capita nelle persone che soffrono di un disturbo d’ansia generalizzato. Nel secondo caso invece la persona è invasa da emozioni talmente invalidanti da portarlo alla non azione.

Ansia: come si manifesta?

A seguito di questa distinzione preliminare, occorre capire come si manifesta ed in quale quadro clinico ricade. Possono infatti essere presenti vari disturbi clinici che presentano il sintomo dell’ansia.

    • Disturbo d’ansia generalizzato: Nel disturbo d’ansia generalizzato l’ansia è una costante che accompagna la persona per tutto l’arco della giornata. Si esprime nelle forme dell’agitazione sottosoglia. Non sfocia in un vero e proprio attacco di panico ma la persona rimane in ansia per tutto quello che di negativo potrebbe succedere durante la giornata. Per questo tipo di problema la psicoterapia breve strategica ha ideato un’indicazione specifica che lenisce le ansie della persona.
    • Disturbo da attacchi di panico: Nel disturbo da attacchi di panico l’ansia non si presenta costante per tutta la giornata ma, la persona avverte dei veri e propri picchi di ansia che lo portano a sperimentare palpitazioni, sudorazione etc…Per questo tipo di disturbo la psicoterapia breve strategica ha ideato un protocollo specifico di intervento che permette alla persona in tempi brevi di recuperare il funzionamento precedente.
    • Disturbo ossessivo compulsivo: Nel disturbo ossessivo compulsivo l’ansia non si manifesta in modo esplicito in quanto è sedata o dalle compulsioni, cioè da comportamenti disfunzionali, o dalle ossessioni, cioè da pensieri che tengono a bada l’ansia. Anche per questo tipo di disturbo la psicoterapia breve strategica ha ideato un protocollo di intervento che aggira prima sulle compulsioni o sulle ossessioni, a seconda delle varianti, e successivamente sull’ansia sottostante.

Disturbo da attacco di panico

Un uomo che ha paura di soffrire, soffre già di quello di cui ha paura.
Michel de Montaigne

Descrizione

L’attacco di panico in sé non è un disturbo ma, per definirlo tale è necessario che ci siano svariati episodi ricorrenti. L’attacco di panico è un episodio all’interno del quale la persona teme di perdere il controllo delle proprie reazioni oppure di morire. Ecco qui di seguito alcuni sintomi esemplificativi:

  1. tachicardia
  2. sudorazione
  3. dispnea
  4. provare la sensazione di irrealtà o di essere distaccati da se stessi
  5. paura di non avere il controllo delle proprie reazioni
  6. paura di morire

Nota: un attacco di panico non è un disturbo a sé stante ma, devono essere presenti molti episodi in cui si verifica l’attacco di panico per poter diagnosticare il disturbo. Gli attacchi di panico possono essere annoverati all’interno di altre patologie mentali.

Criteri diagnostici

Il disturbo da attacchi di panico si può diagnosticare se sono presenti le seguenti condizioni:

  1. Attacchi di Panico ricorrenti.
  2. Accaduto l’attacco di panico la persona ha presentato 1 mese dei sintomi seguenti:
    • a) la persona è preoccupata di avere altri attacchi;
    • b) la persona si preoccupa delle complicazioni dell’attacco;
    • c) la persona mostra un comportamento nettamente diverso da quello espresso in precedenza.
  3. La persona non mostra agorafobia.
  4. Gli Attacchi di Panico che la persona manifesta non sono imputabili all’assunzione diretta di una sostanza.
  5. Gli Attacchi di Panico della persona non sono diagnosticabili attraverso altri disturbi mentali, quali Fobia Sociale, Fobia Specifica, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbo Post-traumatico da Stress.

Caso clinico

Si presenta un infermiere professionale che manifesta ansia con tremori alle mani quando deve maneggiare degli strumenti con relativa paura di essere visto e giudicato male dai colleghi.

In prima seduta propongo al paziente di osservare gli altri andando alla ricerca delle prove di giudizio negativo e contemporaneamente di alimentare il tremore al fine di ridurlo, prima di affrontare la situazione che gli avrebbe scatenato l’ansia. Queste due manovre cliniche, validate da vari studi riconosciuti a livello internazionale, permettono al paziente di gestire la propria ansia anticipatoria e di destrutturare la credenza negativa che egli ha di se stesso.

Come descritto nella pagina di presentazione, la terapia per i disturbi d’ansia si è svolta per circa 20 sedute presso il mio studio di Firenze, e al termine sono stati svolti dei controlli mensili, trimestrali, semestrali e annuali al termine dei quali il paziente sostiene di aver risolto il suo problema.

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